C’è un angolo di Piemonte, minuscolo sulla carta geografica ma gigantesco per fama, che ogni giorno fa partire un milione di bottiglie verso ogni angolo del pianeta.
Siamo a Pessione, frazione di Chieri, in provincia di Torino, e qui, davanti alla piccola stazione ferroviaria, sorge lo stabilimento dove nasce il vermut più conosciuto al mondo: il Martini.
Ogni giorno, 35 tir lasciano la fabbrica carichi di bottiglie appena imbottigliate: il Martini, infatti, va consumato fresco, per cui non esiste un magazzino. E quando diciamo “imbottigliate” intendiamo 6 linee produttive capaci di preparare 20.000 bottiglie all’ora. Un fiume ininterrotto di vermut, e non solo, che scorre per rendere speciali i nostri aperitivi.


Dalla Martini Sola e Cia al mito mondiale
La storia inizia nel 1863, quando Alessandro Martini, uomo d’affari ambizioso, Teofilo Sola, contabile esperto, e Luigi Rossi, erborista geniale, fondarono la Martini, Sola & Cia.
Se ti stai chiedendo cosa vuol dire “Cia“, tranquillo, ce lo siamo chiesti anche noi. La sigla significa .. e compagnia, ad indicare sommariamente che c’era anche qualcun altro a comporre la prima forma societaria.
Va subito detto che il contesto in cui nacque l’azienda non era per niente facile: il vermut esisteva già da tempo ed era piuttosto in voga, ragion per cui di aziende produttrici ce n’erano già parecchie.
Come la Martini conquistò il mercato del vermut
Come riuscì Martini & Rossi a imporsi tra una concorrenza agguerrita?
Il merito fu della visione di Alessandro Martini, che comprese subito l’importanza dei premi internazionali come strumento di reputazione e marketing. Grazie alla qualità inconfondibile del vermut, il marchio vinse numerosi concorsi, rafforzando la propria immagine a livello globale.
A questa strategia si affiancò un marketing innovativo: eleganti manifesti Art Nouveau e una forte identità visiva. Nel 1868, l’azienda ottenne il prestigioso titolo di Fornitore della Real Casa Savoia, simbolo di eccellenza e garanzia di qualità.
Questi riconoscimenti trasformarono Martini in sinonimo di prestigio e tradizione italiana. Nel Novecento il brand divenne icona dello stile italiano, legandosi a eventi sportivi, arte, cultura e cinema, fino a consolidarsi come uno dei nomi più celebri al mondo nel settore del vermut e dell’aperitivo.
Teofilo Sola, uno dei tre fondatori di Martini, Sola & Cia, morì nel 1879.
Dopo la sua morte, Alessandro Martini e Luigi Rossi acquistarono le quote della famiglia Sola e l’azienda assunse il nome con cui è conosciuta ancora oggi: Martini & Rossi.
Oggi l’azienda fa parte del gruppo internazionale Bacardi (brasiliano) ma l’e sue radici sono qui, in Piemonte, così come l’intera produzione mondiale è ancora a Pessione. Per il gruppo brasiliano a Pessione si imbottigliano anche altri prodotti come il gin e la vodka.
Il vermut: Ingredienti e segreti del successo
Il primo vermut fu creato da Luigi Rossi, nella botte di legno numero 1, esposta al museo.
Ma cos’è il vermut?
La ricetta è gelosamente custodita ma il vermut è di fatto un vino aromatico, con oltre 50 ingredienti, provenienti da ogni parte del mondo.
C’è però una protagonista assoluta: l’artemisia (assenzio), erba amara senza la quale non è possibile avere un vermut. Quella usata da Martini arriva da Pancalieri, in provincia di Torino, a due passi da Pessione.
Altre erbe aromatiche utilizzate, anche se non se ne conosce la dose esatta, sono: la radice di iris (essiccata in modo naturale, affinché non perda il suo profumo), le scorze di arancia, ma solo quelle sbucciate a mano in un unico pezzo, provenienti dalla Spagna, e tantissime altre esposte al museo, per la prova del naso.
Poi ci sono i vini italiani come Trebbiano, Catarratto e Moscato, provenienti da Emilia e Sicilia.
Gli aromi sono tutti custoditi in Svizzera, considerata universalmente la “cantina d’Europa” per l’eccellenza del suo clima, che ne garantisce un’ottima conservazione.
Il processo produttivo prevede la distillazione, che si fa ancora in alambicchi di rame e poi l’affinamento, che si fa in grandi fusti in acciaio, prima a temperatura ambiente, poi sotto zero per far decantare i sedimenti e rendere il buonissimo fluido anche bello per gli occhi.



Origine del termine
La parola vermut si scrive in tanti modi — vermut, vermouth, wermut, ecc. — dipende da origine linguistica e adattamenti locali. La parola deriva dal tedesco Wermut, che significa appunto “assenzio”.
A metà Ottocento, quando il prodotto si diffonde, il nome si adatta alle varie lingue. Diventa Vermouth in francese e inglese con una grafia diversa come segno di raffinatezza, mentre diventa Vermut, senza H, nell’adattamento italiano e spagnolo. Tuttavia molti produttori italiani dell’Ottocento usavano la grafia francese vermouth per dare un’immagine internazionale e alcune etichette, come Martini, l’hanno mantenuta ancora oggi.
La bilancia curiosa
Nella sala delle aromatiche c’è un oggetto curioso. È una bilancia, quella utilizzata per pesare gli ingredienti.
Ma come si fa a mantenere segreta una ricetta, mentre la si prepara?
C’è solo una persona che la conosce e sarà quella che si mette dal lato giusto della bilancia cieca. In piemontese si chiama Peisa Borgna, ossia bilancia cieca, e mostra i numeri solo da un lato, mentre chi è davanti e carica il piatto può solo ascoltare gli ordini di chi lo guida: un meccanicismo semplice ma super efficace
Un museo, una storia e un orgoglio torinese
Casa Martini è un mondo aperto, visitabile grazie a diversi percorsi, studiati per garantire al pubblico l’esperienza più affine ai propri gusti. La visita è adatta anche ai minorenni, ma il forte senso etico dell’azienda, non permette loro di accedere alle degustazioni alcoliche, che sono sostituite da succhi.
In realtà Martini ha anche una linea di prodotti de-alcolinizzati, pensata per chi desidera vivere l’esperienza e il gusto dell’aperitivo senza il contenuto alcolico tradizionale.
Queste referenze mantengono il profilo aromatico tipico del brand, grazie a un’accurata selezione di erbe e botaniche, ma subiscono un processo di rimozione dell’alcol che preserva profumi e sapori.
Lungo il percorso espositivo museale, che si può fare in autonomia scegliendo il DISCOVERY TOUR o con guida scegliendo il PRIVILEGE TOUR, si scoprono un sacco di curiosità.
Pochi sanno ad esempio che il primo stabilimento della Martini era a Torino, vicino all’attuale Piazza Bodoni, mentre il quartier generale era in corso Vittorio Emanuele II. Ancora oggi, in centro città, Palazzo Martini conserva una targa che ricorda quando era sede dell’azienda.
Solo in seguito si trasferì a Pessione per ampliarsi e sfruttare la ferrovia e il collegamento con il porto di Genova.
Ancora in meno sanno che Telesio Rossi, figlio di uno dei fondatori, fu sindaco di Torino.
I percorsi di visita partono dallo shop interno, dove naturalmente si possono acquistare i vermut, in tutte le loro varianti, anche uno da collezione disponibile solo in 2000 bottiglie. Noi abbiamo acquistato la 1808-esima.
Bellissime anche le celebri campagne pubblicitarie, diventate icone, che io e mio marito ricordiamo benissimo (spoiler età). E tu te la ricordi la bellissima Charlize Theron, mentre si alza dalla sedia con un lembo del vestito impigliato tanto che la gonna si accorcia progressivamente scoprendo un posteriore da urlo?
E lo storico slogan “No Martini, No Party” con George Clooney.
Perché venire qui
Visitare lo stabilimento Martini significa immergersi in una storia di ingegno piemontese. Se guardate bene le etichette, troverete ancora lo stemma dei Savoia e della città di Torino.
Qualsiasi sia il tour che scegli, il percorso comprende la visita dello stabilimento, quello reale dove gli addetti effettivamente lavorano. Essendo un sito aziendale viene richiesto di indossare un gilet fosforescente e di rimanere sempre in zone visibili e controllate. Si attraversa la piazza dei vini, dove arrivano i camion con il vino che serve a fare il vermouth, per poi entrare nella sala delle erbe e degli alambicchi in rame e arrivare alla zona dei grandi fusti in acciaio dove nasce la magia. La zona dell’imbottigliamento non è visitabile.


I tour sono disponibili di sabato e di domenica a partire dalle 11.00 e nel costo del biglietto è compresa le degustazione di tre prodotti.
Si può raggiungere Pessione in macchina, parcheggiandola nel parcheggio della stazione, posto di fronte all’ingresso, oppure in treno con i regionali da Torino che in 20 minuti di portano a destinazione.
Al momento dell’acquisto del biglietto online, si ha la possibilità di aggiungere un cocktail extra (alcolico o analcolico) per rendere ancora più completa la visita.
Si può anche scegliere la MARTINI COCKTAIL EXPERIENCE o la VERMOUTH CLASS (solo per maggiorenni) che vi poterà nel Bar Academy per metterti alla prova e creare tu stesso alcune delle miscele più celebri firmate MARTINI!
Noi, che siamo di Torino, non possiamo che sentirci orgogliosi: in questo piccolo borgo del Chierese, ogni ora, centinaia di casse di bottiglie raccontano al mondo una parte di noi.
E ogni volta che, in qualsiasi parte del globo, qualcuno solleva un calice di Martini, sappiamo che un po’ di Piemonte è lì, a brindare con lui.









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