Torino accoglie una delle mostre più emozionanti dell’anno: The Soul Trembles – Il tremore dell’anima di Chiharu Shiota al MAO – Museo d’Arte Orientale. Un percorso immersivo tra fili intrecciati, memoria e connessioni invisibili, dove ogni installazione vibra come un riflesso dell’anima. L’artista giapponese porta nel cuore del Quadrilatero Romano la sua poetica unica, trasformando lo spazio in una trama di emozioni da attraversare.
Per la prima volta in Italia, un museo d’arte orientale dedica una rassegna molto ampia a Chiharu Shiota.
Chi è Chiharu Shiota
Chiharu Shiota (nata a Osaka nel 1972) è un’artista giapponese conosciuta soprattutto per le sue installazioni ambientali, che intrecciano fili — spesso rossi o neri — con oggetti del quotidiano: chiavi, valigie, vestiti, sedie.
Il filo per lei è metafora della memoria, del legame invisibile tra le cose e le persone, del tempo che intreccia vissuto e attesa. Il rosso rappresenta le relazioni, il nero le connessioni con l’universo.
Negli anni Shiota ha fatto dialogare queste reti “dell’invisibile” con architetture, spazi museali, ambienti naturali, trasformando il vuoto in materia emotiva. Le sue opere non sono statiche: sono luoghi da attraversare, captare, respirare.
La mostra torinese, intitolata “The Soul Trembles”, è curata da Mami Kataoka, direttrice del Mori Art Museum di Tokyo, e da Davide Quadrio (direttore del MAO). All’assistenza curatoriale anche Anna Musini e Francesca Filisetti.
Si tratta di un debutto nazionale per questa rassegna monografica, realizzata negli spazi di un museo orientale. L’artista che vive a Berlino, ha già girato grandi istituzioni come il Grand Palais di Parigi, il Long Museum di Shanghai, la Queensland Art Gallery o il Busan Museum of Art.
Come leggere la mostra
Il progetto espositivo è ambizioso: ripercorre l’intera carriera di Shiota. Dai disegni alle fotografie, dalle sculture fino alle sue installazioni monumentali-ambientali, costruite attorno agli spazi espositivi. In questo caso siamo al MAO e le installazioni sono create in relazione alle collezioni permanenti.
Ogni installazione sembra un frammento di un racconto più grande, dove il filo è la “voce silenziosa” che unisce passato e presente, attesa e assenza.
La mostra si muove attraverso tre grandi temi:
- Il ricordo e l’assenza – Oggetti quotidiani (sedie, valigie, vestiti) sospesi o intrappolati nei fili evocano presenze perdute o assenze mai riempite. Il filo rosso diventa l’unico “ponte” fra ciò che è stato e ciò che resta. Quante volte sentiamo un legame con persone o cose che non ci sono più, assenti ma comunque presenti!
- Il tremore, lo spasmo dell’anima – È proprio il “soul tremble” (tremore dell’anima) che dà il titolo alla mostra. Con questo si intende quell’onda invisibile che attraversa l’essere quando qualcosa di profondo si muove. Le opere non sono mai fisse; l’aria, lo spettatore, la luce le attraversano e le fanno vibrare. Sembra quasi di entrare tra le vibrazioni intime delle persone, tra quei sussulti che ci scaldano il sangue.
- L’identità e il rapporto con l’Altro – Nei nostri tempi di connessioni digitali e disconnessioni interiori, Shiota ci spinge (dolcemente e con forza) a riflettere su chi siamo. Le finestre aperte sono il confine tra il nostro privato e lo spazio pubblico e il filo è possibilità di connessione.
La struttura del MAO permette di giocare con spazi contrastanti.
All’ingresso ci si imbatte subito nell’installazione più scenografica.
Lo spazio ospita le barche dell’anima con la loro moltitudine di connessioni. Immagina una barca tra le onde, quel suo essere un po’ su e un po’ giù, proprio come l’anima. E mentre la braca ondeggia si creano legami, che a volte si ingarbugliano, a volte si rompono, proprio come fili di lana intrecciati.

Altro oggetto interessante è la valigia. Per Shiota, la valigia è capace di trasportare il passato, di accogliere allo stesso tempo il presente, nell’attesa che il futuro si compia.
Le sale più piccole custodiscono installazioni minori, perché non è tutto grande e importante il nostro quotidiano, ma è costellato anche di piccole cose.


I laboratori didattici per le famiglie e per le scuole
In occasione della mostra, il museo ha attivato nuovi laboratori didattici che collegano la collezione di Shiota con la mostra permanente del museo. I laboratori sono un utile strumento per far vivere attivamente la mostra anche ai più piccoli o alle famiglie con bambini.
Dagli 8 anni in su i laboratori attivi sono:
- CONNESSIONI – Il laboratorio prevede di realizzare una valigia in cartoncino per raccogliere al suo interno disegni, immagini e pensieri di quanto visto nella mostra.
- SENZA PERDERE IL FILO – Il laboratorio prevede la realizzazione di una propria installazione in miniatura, partendo da una barca in filo di ferro e fili di lana da intrecciare.
- IN & OUT: il laboratorio prevede la costruzione di finestre, attraversate da fili, che si collegano alle finestre dei compagni di laboratorio a voler rappresentare lo spazio intimo e privato e quello pubblico in un confronto che genera comprensione reciproca.
Adatto invece a tutte le età è disponibile il laboratorio LA MEMORIA DELLE PICCOLE COSE .
Il laboratorio, ispirato dall’opera Connecting Small memories, chiede ai partecipanti di portare un piccolo oggetto personale da casa e di collegarlo con un filo di lana agli oggetti degli altri partecipanti, creando assieme ricordi e storie.
Da Gennaio 2026 saranno anche attivati:
- APPESI AD UN FILO
- IL BANDOLO DELLA MATASSA
Per chi vuole visitare la mostra in famiglia è possibile acquistare il pacchetto FAMILY LAB
Esistono anche pacchetti per le scuole con percorso di visita in presenza al museo + laboratorio a scelta al costo di €90 a classe. (Durata: 90 min) oppure da remoto acquistando il video + laboratorio a €120.



Perché vale la pena visitarla — e qualche consiglio
Se ami l’arte contemporanea capace di toccare le corde intime dell’anima, questa mostra è un’esperienza da non perdere. Le installazioni parlano di noi e con noi: sono un dialogo che spinge a riflettere sui legami, a volte contorti, ma senza i quali nulla, forse, possiamo essere.
Trovo incredibile immaginare Shiota che intreccia fili per cucire la sua arte negli spazi del MAO.
Le installazioni, infatti, sono uniche, costruite specificatamente per questi spazi, e, una volta terminata la mostra, vengono buttate. Quello che non si butta però è ciò che lascia nell’intimo questa esperienza.
Ti induce a fermarti un attimo, a pensare alle connessioni che hai saputo creare, alle persone che hai lasciato andare, ma che restano presenti, come vestiti vuoti nel vento.
Voglio sintetizzarle la mostra come poetica ma soprattutto come un fortissimo colpo al cuore.
Mi è sembrato di entrare nel cosmo della mia anima e sentirne davvero tutti i suoi tremori.
Consiglio di non avere fretta e prendersi tutto il tempo necessario per entrare in contatto con tutti i dettagli visibili solo solo se entri in confidenza con le installazioni.
Non restare solo nella sala principale, di certo la più scenografica, ma concedi una chance alle stanze piccole perché riservano sorprese intime e poetiche.
Mi ha colpito ad esempio molto la scultura con le mani che intrecciano un reticolo di connessioni e dentro, quasi nascosta si cela, la chiave. Cosa apre quella chiave sta a te scoprirlo.
Informazioni pratiche da insider nel cuore del Quadrilatero Romano
La mostra “Chiharu Shiota. The Soul Trembles” è visitabile al MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino dal 22 ottobre 2025 al 28 giugno 2026, un periodo ideale per chi vuole approfittare di un weekend autunnale a Torino, tra arte e scoperta.
Il museo si trova in Via San Domenico 11, nel cuore del Quadrilatero Romano, uno dei quartieri più vivaci e affascinanti di Torino.
Il costo del biglietto è di
- Intero 18€
- Ridotto 12€ – visitatori dai 6 ai 18 anni, studenti fino a 25 anni, visitatori con disabilità
- Gratuito – bambini fino ai 6 anni, accompagnatori di visitatori con disabilità, possessori Abbonamento Musei
Gli orari di apertura sono generalmente dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 18.00 (chiuso il lunedì), ma consiglio di controllare sempre il sito ufficiale del MAO per eventuali aperture straordinarie o serate speciali dedicate alla mostra.
Dopo la visita, vale la pena fermarsi a mangiare o bere qualcosa nelle vie intorno al museo: il Quadrilatero è un concentrato di locali storici, bistrot e ristoranti creativi.
Se cerchi un pranzo rilassato, prova Il Pastis (cucina piemontese con tocchi moderni) o Tre Galline, un’istituzione per chi ama la tradizione. Per una piatto veloce o una pizza puoi andare da Arsenico Bistrot. Per un aperitivo o una cena più informale, allontanandosi un pochino dal museo, ti consiglio Pan per Focaccia o Osteria Rabezzana, perfetti per continuare la serata tra vino, chiacchiere e atmosfere torinesi autentiche.
Dove parcheggiare per il MAO
Per chi arriva in auto, le opzioni migliori per parcheggiare sono due:
- il Parcheggio Santo Stefano parcheggio multipiano sotterraneo gestito da GTT, a pochi minuti a piedi dal MAO. Il parcheggio è comodo anche per visitare il Duomo e il Museo Egizio, per cenare/pranzare. Il parcheggio si trova in Via Porta Palatina, 15, 10122 Torino TO a ridosso di Piazza IV Marzo
- il Parcheggio Filiberto, parcheggio coperto multipiano gestito da Apcoa, più caro del Santo Stefano, situato nel cuore pulsante del Quadrilatero, in Piazza Emanuele Filiberto, 14, 10122 Torino TO
Entrambi sono sorvegliati e aperti 24 ore su 24.
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