Il Mercato di Porta Palazzo, situato nel cuore di Torino, è il mercato all’aperto più grande d’Europa e rappresenta un crocevia di culture, sapori e storie. Conosciuto anche come “Pòrta Pila” in piemontese, questo luogo è un simbolo della trasformazione cittadina, punto vitale e anche un po’ controverso, ma ricco di curiosità da scoprire, come il cono al gorgonzola, e storie da ritrovare. Se ti piace l’idea di seguire un itinerario insolito a Torino, devi proprio leggere l’articolo.
Dalle Origini all’Evoluzione
La storia del mercato inizia nel 1835, quando venne trasferito in piazza della Repubblica, da Piazza Palazzo di Città.
Il trasferimento era stato deciso per dare maggiore ordine e spazio alle attività mercatali, in una zona appositamente progettata per accogliere un grande flusso di persone e merci. Il piano urbanistico di allora era stato pensato per modernizzare la città e renderla più funzionale, anche alla luce della crescita demografica e commerciale di Torino.
Piazza della Repubblica, progettata dall’architetto Filippo Juvarra nel XVIII secolo, era subito apparsa come dislocazione ottimale, grazie alla sua forma ampia ottagonale.
Il mercato si trasforma
Un anno dopo il trasferimento, nel 1836, furono avviate le prime costruzioni in muratura: il Padiglione V, uno spazio adibito a generi alimentari, come carni e latticini e il Padiglione del Pesce, una struttura chiusa destinata, per ragioni igieniche, alla vendita del pesce.
Queste strutture rappresentavano una novità assoluta per l’epoca, ma la domanda crescente di nuovi spazi per soddisfare un numero sempre più grande di clienti, portò a diversi progetti per ampliare e organizzare i settori del mercato.
In linea con l’architettura industriale dell’epoca, iniziarono le prime sperimentazioni con tettoie in ferro, simili a quelle parigine. La svolta avvenne nel 1916 con la costruzione della Tettoia dell’Orologio, realizzata in ferro e vetro e poi nel 1963 con la realizzazione del Padiglione dell’Abbigliamento.
A partire dagli anni ‘70 e soprattutto negli anni ‘90, l’area ha vissuto un progressivo deterioramento, diventando per molti torinesi sinonimo di pericolosità e marginalità sociale.
La reputazione del mercato
La narrazione negativa, finita sulle pagine di cronaca nera dei quotidiani locali, ha oscurato, per decenni, il valore autentico del mercato. La presenza di una forte immigrazione ha portato ad un mix culturale forzato, difficile da gestire.
Solo con gli interventi di riqualificazione urbana, come la costruzione del Centro Palatino, inaugurato nel 2011, il restyling delle tettoie storiche e la costante opera di comunicazione dei valori del Mercato Centrale, si è potuto avviare un processo di rinascita e recupero della fiducia, pur senza cancellare del tutto le tensioni sociali che ancora, in parte, permangono.
Superando ogni indugio, ci sono tante curiosità da scoprire all’interno del mercato e noi vogliamo raccontarvene alcune, che in un tour della città non dovreste perdervi.

Le Antiche Ghiacciaie: Un Viaggio nel Sottosuolo
Dentro al Centro Palatino del Mercato Centrale, si trovano le antiche ghiacciaie, strutture sotterranee utilizzate tra il XVIII e il XX secolo per conservare il ghiaccio e refrigerare gli alimenti. Le ghiacciaie, accessibili gratuitamente al pubblico, sono state riscoperte e valorizzate durante l’ultima riqualificazione. Si tratta di vere e proprie camere refrigeranti ante litteram.
In un’epoca in cui non esistevano frigoriferi né sistemi di refrigerazione meccanica, il ghiaccio naturale rappresentava una risorsa fondamentale per conservare cibi deperibili, come carne, pesce, latticini e bevande.
Le ghiacciaie erano ambienti sotterranei a pianta circolare o ellittica, realizzati in mattoni pieni o pietra e rivestiti internamente con materiali isolanti come paglia o sughero.
La loro costruzione sotto terra garantiva temperature più stabili e fresche durante tutto l’anno, riducendo lo scioglimento del ghiaccio, grazie alla assenza di luce solare diretta e una bassa ventilazione, che limitava lo scambio termico.
Funzionavano un po’ come dei termos naturali.
Oggi questo spazio, già bello da vedere di per sé, ospita spesso installazioni artistiche come la recente mostra “THERMOCENE”, che guarda caso, invita a riflettere sul rapporto tra uomo e ambiente.


Bottiglieria Damarco: L’Eretico 57 e l’Arte del Vermut Torinese
Nel cuore pulsante di Porta Palazzo, affacciata su piazza della Repubblica, si trova una delle botteghe storiche più affascinanti di Torino: la Bottiglieria Damarco. Da sempre punto di riferimento per intenditori e curiosi, questa enoteca artigianale custodisce una tradizione familiare lunga tre generazioni, portata avanti con passione e un pizzico di ribellione.
Ed è proprio da questa attitudine controcorrente che nasce il suo prodotto più iconico: l’Eretico 57.
Ma Chi era l’Eretico?
Il nome “Eretico 57” non è casuale: si ispira a Giuseppe Marco Fieschi, protagonista di un fallito attentato contro re Luigi Filippo di Francia nel 1835, noto per il suo spirito anarchico e rivoluzionario. Anche se Fieschi fu giustiziato, il suo gesto fu letto da alcuni come una forma estrema di opposizione ai poteri costituiti. L’Eretico 57 è quindi un omaggio simbolico alla ribellione, ma anche al coraggio di sperimentare fuori dagli schemi convenzionali. Un vino liquoroso forte e fuori dagli schemi, dalla gradazione alcolica decisa (20% vol), dal colore ambrato intenso e dal gusto ricco di sfumature, dalla noce moscata alla liquirizia, dal cacao amaro alla ciliegia sotto spirito. Da provare per capire.
Ma l’Eretico non è solo: la bottiglieria Damarco è anche un piccolo tempio del vermut, il vino aromatizzato nato proprio a Torino nel XVIII secolo. Qui puoi trovare una selezione di vermut artigianali locali, ognuno con una storia da raccontare.
Qui è possibile trovare ad esempio diverse etichette di vermouth come quelle di

- Elena Vermouth, un progetto che fonde l’eredità vinicola della famiglia Vietti di Barolo, guidata da Elena Penna, con l’arte della liquoristica torinese.
- Vermouth Belle Époque di Luigi Spertino, prodotto a Mombercelli, nel cuore dell’Astigiano. Questo vermouth è noto per la sua versatilità.

Galleria Umberto I e il Gran Serraglio: Un Ritorno al Passato
La Galleria Umberto I, costruita alla fine del XIX secolo, è una delle principali gallerie del centro storico di Torino.
Sullo stile dei passages parigini, questa galleria, che collega Piazza della Repubblica e Via della Basilica, ha una storia curiosa. Lo sapevi che qui un tempo c’era la sede dell’Ospedale Mauriziano?
Siamo nel 1575 e sull’intera area si estende il primo grande nosocomio di Torino.
Dopo ampliamenti e ristrutturazioni varie, nel 1888 l’edificio fu acquistato dalla Ditta Bancaria Fratelli Marsaglia, che lo fece ristrutturare. Lo trasformò in galleria commerciale, con numerose attività, tra cui la storica Farmacia Mauriziana (esistente ancora oggi). L’inaugurazione avvenne nel 1890 e l’edificio fu intitolato al nuovo sovrano Umberto I.
La galleria ospita anche L’energia che unisce si espande nel blu, un’opera di Marco Gastini, creata nel 2009 per la manifestazione Luci d’Artista. Si tratta di un’installazione luminosa composta da segni blu e rossi, sovrastato da una griglia di accesi punti bianchi..
Recentemente, dopo 75 anni, ha riaperto il “Gran Serraglio”, la manica laterale della Galleria Umberto I.
L’iniziativa è partita da Ramo d’Oro, un bistrot culturale che ha l’ambizione di ridare vitalità a questo luogo segreto di Torino.


Stand Numero 6: Il Cono al Gorgonzola
Sotto la Tettoia dell’Orologio puoi trovare numerosi stand di prodotti alimentari, dalla carne alla pasta e ai formaggi. Uno stand in particolare merita una sosta golosa. Stiamo parlando dello stand numero 6, dove espone le sue prelibatezze l’Alimentari Cesaretto, che ha inventato un cono del tutto particolare. Immagina una cialda croccante, proprio come quella del gelato, ma dentro una crema di fantastico gorgonzola DOP.
Si tratta di una vera delizia, per chi ama i formaggi dal gusto deciso, magari un po’ meno per chi non li apprezza. In ogni caso se ami sperimentare proposte insolite, a Torino devi proprio andare a trovare la gentilissima signora del banco.


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