Furono i greci a fondare Ortigia, nel 734 aC e fu Cicerone a definirla la piu’ magnifica delle citta’ greche.
E come dargli torto. Ortigia e’ un’isola, scrigno di cultura, di arte e di scienza. Si accede dai ponti o dal mare, ma da qualsiasi direzione la guardi ti appare come un tutt’uno che si scopre solo da dentro.
I due ponti di accesso, quello di Santa Lucia e il ponte Umbertino, sono paralleli, poco distanti, tanto da guardarsi a vicenda. In mezzo a loro si erge fiera la statua di Archimede, il matematico siracusano del famoso Eureka. Quanta soddisfazione dentro una parola, la stessa che doveva aver provato Archimede, nella vasca da bagno, capendo di aver compreso la legge fisica che oggi, giustamente, porta il suo nome.
Nella statua, realizzata in pietra e bronzo, Archimede solleva uno specchio a ricordare un’altra delle sue geniali invenzioni. Egli, infatti, salvò la città dall’invasione, utilizzando un gioco di specchi che incendiò le navi nemiche (i famosi specchi ustori).
Mentre vi apprestate ad attraversare uno dei due ponti, immaginatevi come intenti ad aprire uno scrigno di gioie, immaginate di prenderle in mano, una ad una, per ammirarne la bellezza.
Ortigia è questo: perle di bellezza dentro uno scrigno.
La prima gemma, poco oltre l’ingresso, in via de Benedictis, è il mercato rionale, colorato e sonoro, aperto ogni mattina, dal lunedì al sabato.
Potete immergervi tra le bancherelle e provare a decifrare l’idioma locale che decanta meraviglie di gusto. Tra i banchi ci sono tavolini e sedie dove potrete mangiare ciò che più vi stuzzica, anche i panini del Caseificio Borderi, diventati un must che rimbalza sui social.
A destra del mercato, un ampio spazio raccoglie quel che resta del teatro di Apollo, il tempio dorico più antico della Sicilia e quello con la storia più travagliata. Pensate che nel tempo fu, in successione, chiesa bizantina, moschea araba e infine inglobato dentro una caserma spagnola, per essere riportato alla luce solo dopo la seconda guerra mondiale.
Un’altra perla del nostro scrigno è la fontana di Diana, che spruzza i suoi guizzi in piazza Archimede. Diana al centro sta trasformando Aretusa, distesa ai suoi piedi, in sorgente, per salvarla da Alfeo. Nel mito, Alfeo è un fiume che si innamora della ninfa Aretusa, quando questa, ignara, si immerge nuda nelle sue limpide acque per cercare refrigerio. Aretusa non ricambia il sentimento e chiede aiuto a Diana per fuggire dalle troppe attenzioni del fiume.
Ritroviamo Aretusa diventata fonte, in un altro luogo iconico dell’isola: la Fonte Aretusa, per l’appunto, una sorgente d’acqua dolce che sgorga tra papiri e papere, separata dal mare del porto, dove sfocia, per un ammasso di pietre.
Proseguendo tra le stradine strette, invase di souvenir e di locali pronti a ristorare gli ospiti con i gusti della Sicilia, si giunge infine ad uno spazio ampio dove la luce riflette il bianco dei decori barocchi e si specchia sulla pavimentazione in basole bianche di pietra calcarea.
La sensazione che ti invade più di altre è quella di pulizia, un disegno ordinato, non banale, di nobili edifici e di chiese: Palazzo del Municipio, Palazzo Arcivescovile e naturalmente il Duomo di Siracusa.
CURIOSITA’: Cercate sulla pavimentazione delle linee nere di piombo fuso, nei pressi della scalinata di accesso al Duomo. Disegnano due rettangoli concentrici che ricordano la fondazione in questo luogo di due strutture sacre: una casa di culto greca risalente al’VIII secolo a.C. (chiamata anticamente oikos), un’altra più esterna risalente secolo successivo. Un’altra linea nera parallela a Palazzo Arcivescovile ricorda un’antica strada greca.
Volgendo verso la punta estrema dell’isola si arriva al castello Maniace, il cui impianto originale risale al 1232. Fu edificato per difendere la città ed è evidente nelle sue fattezze austere. Dopo le vicissitudini storiche del sito, oggi è un edificio aperto al pubblico (visitabile con biglietto) al quale si accede da una porta carraia.
Il Maniace incontra il mare e dal mare si può vedere bene la sua imponenza.
Vi consigliamo un giro in barca perché oltre ad ammirare la città da un punto di vista privilegiato potrete costeggiare l’area della riserva del Plemmirio, ammirando grotte e spiagge che si inseriscono in una macchia mediterranea, punteggiata di palme nane. L’area di indiscussa bellezza aveva ispirato versi anche al poeta Virgilio che ne parla nell’Eneide.
Superato il faro rosso di punta Castelluccio (faro di Massolivieri), c’è una caletta che disegna la forma di un ferro di cavallo. Ospita una spiaggetta incantata dove la natura cresce selvatica. La spiaggia è in parte libera, in parte concessa all’hotel edificato sul promontorio.
Tra le rocce di sotto si apre la Grotta Pellegrina, a cui è legata una triste leggenda amorosa stile Romeo e Giulietta. I due innamorati, osteggiati dai genitori della ragazza per le semplici origini dell’uomo, erano soliti incontrarsi in questa grotta, ma ad un certo punto l’uomo non si presenta più agli appuntamenti e la donna, distrutta dal dolore, si getta in mare.
Proseguendo oltre si giunge a Capo Murro di Porco, estremo sud della Penisola della Maddalena, dopo il quale si apre la baia dell’Arenella dove è possibile fare il bagno.
Le acque sono cristalline e il fondo sabbioso, ideale per divertirsi tra le onde.
Se decidete per un giro in barca, il nostro consiglio è quello di noleggiare uno scafo che potrete condurre in autonomia, senza bisogno di avere la patente nautica. Noi ci siamo affidati alle giovani idee di Michael e Matteo, titolari di Mama Boats, che oltre a noleggiarvi la barca vi daranno anche un frigo per il vostro ristoro su misura. Abbiamo trovato molto originale l’idea di abbinare l’affitto barca all’aperitivo a bordo e abbiamo passato piacevoli ore a chiacchierare in compagnia di due giovani del luogo, con gli aneddoti che solo i locali possono svelarvi.
Buon viaggio!
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