Poi ci sono le imponenti montagne brulle, con la mutevole luce del sole… e sotto scorrono acque non tracciabili e imprevedibili –
Così la britannica Harriet Martineau nel 1852 descriveva il paesaggio di quello che oggi è il Parco nazionale del Connemara: 2000 ettari di montagne, paludi, brughiere, praterie e boschi, nel cuore dell’ovest Irlanda, nella contea di Galway.
Certo per noi che abitiamo nel paese delle Alpi, dove spicca la cima più alta d’Europa, definire montagne queste alture fa un po’ sorridere ma anche se le alture non sono così elevate, è elevata la suggestione in cui il paesaggio riesce ad immergerti.
L’Irlanda è nota come l’isola di smeraldo ma qui a trionfare non è il verde brillante ma sono i toni del marrone conferiti dalla torbiera a tappeto, che qua e là lascia spazio a specchi di luce riflessa di un cielo bizzarro. Lo sguardo abbraccia distese di brughiera che arriva fino al mare, punteggiata del giallo vivace del ginestrone; qualche pecora pascola libera, qualche pony del Connemara sonnecchia.
Il territorio del parco apparteneva un tempo all’abbazia di Kylemore e alla scuola industriale di Letterfrack, il paese dal quale si accede al centro visitatori, i cui edifici sono proprio quel che rimane della scuola industriale. L’ingresso al parco è gratuito e si possono percorrere diversi sentieri con gradi di difficoltà crescente, fino a raggiungere la vetta di Diamond Hill (percorso di 6 km, ci vogliono circa 3 h per l’andata e il ritorno).
Poco oltre l’ingresso del parco, sempre sulla statale N59, si arriva all’abbazia di Kylemore, un luogo fiabesco capace di stravolgervi l’anima con la sua storia triste.
Abitata dalle monache benedettine da oltre cento anni, la residenza fu costruita a fine ‘800 da un ricco uomo d’affari inglese, Mitchell Henry, come dono per la moglie Margaret. Assieme si erano innamorati di questo luogo durante la luna di miele e qui vollero stabilirsi con tutta la numerosa famiglia. Margaret e Mitchell avevano infatti 9 figli, che qui potevano godere di una vita all’aria aperta, circondati dalla bellezza naturale del luogo e dai sontuosi interni allestiti grazie ad artigiani italiani e irlandesi.
In questa vita quasi fiabesca, Mitchell Henry era riuscito anche ad imporsi come figura di spicco della politica irlandese ed aveva contribuito a fondare del movimento Home Rule di Isaac Butt, che rivendicava l’autonomia irlandese dal governo britannico.
Bellezza e libertà che purtroppo non durarono perché nel 1874, durante un viaggio di piacere in Egitto, Margaret si ammalò e morì. Aveva solo 45 anni e la figlia più piccola, Violet, aveva appena due anni. In uno sconforto immenso, il corpo di Margaret fu imbalsamato al Cairo e riportato a Kylemore, dove fu collocato in una bara di vetro sotto la grande scalinata nell’atrio principale.
Col tempo i resti di Margaret furono collocati in un piccolo mausoleo di mattoni rossi, immerso nei boschi della sua amata Kylemore, dove giacciono ancora oggi.
Nel 1878 Mitchell avviò i lavori per la costruzione di una chiesa neogotica come ulteriore testimonianza del suo amore per la moglie. Passeggiando nell’immenso parco si arriva si possono ancora vedere entrambi gli edifici.
Poco oltre vi imbatterete invece nella pietra del Gigante.
L’Irlanda è un paese ricco di leggende e mitologie romantiche e colorate. Kylemore non fa eccezione.
La pietra del Gigante richiama la storia litigiosa di Cú Chulainn e Fionn McCool. La leggenda narra che spesso i due combattessero tra loro sulle montagne del Connemara. Fionn McCool risiedeva sulla caratteristica montagna conosciuta come “The Diamond” mentre Cú Chulainn viveva sul lato opposto, sulla montagna conosciuta come “Dúchruach”.
Un giorno, durante una delle loro accese discussioni, Cú Chulainn raccolse un’enorme pietra e la lanciò contro Fionn McCool. La pietra lo mancò ma andò a conficcarsi nella tenuta di Kylemore, con un’angolatura piuttosto insolita.
La forma della pietra ricorda un ferro tradizionale utilizzato per stirare ed è conosciuta come “The Ironing Stone”.
I bambini del posto lo usano come pietra dei desideri: appoggiando la schiena alla pietra si esprime un desiderio e se si lancia un sassolino sopra la pietra per tre volte, il desiderio si avvererà. Attenzione però, porta molta sfortuna desiderare denaro, ma puoi tranquillamente desiderare l’amore.
Perché non tentare?
Buon viaggio.
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