Tra pieno e vuoto
Il ritmo cardiaco di Marrakech
[Tripper: Paola]
La chiamano città rossa per via della pietra arenaria delle sue antiche mura e dei suoi edifici. Rosso come un cuore che pulsa cambiando di ritmo. Sorprende Marrakech per i suoi tanti volti. Caotica ed elegante, polverosa e rigogliosa.
Oltre le mura si entra nella medina, un groviglio di vicoli minuscoli affollati di venditori e di gente. Motorini sfrecciano accanto a lenti carretti trainati da muli.
Giardini Majorelle
Riad tipico
Il suk ti invade, quasi prepotente, ti entra negli occhi, nel naso, nelle orecchie. Ha la forma delle lampade marocchine, capaci di creare un atmosfera appesa tra sogno e realtà, ha la forma dei cesti intrecciati con le foglie di palma, dei tappeti di lana di fattura berbera.
Ha il profumo di zafferano, della curcuma e di té alla menta, ma anche dei gas di scarico dei motorini, che non trovano cielo per espandersi in quei vicoli coperti da stuoie.
Non c'è ristoro per i sensi.
Dalle vie principali del mercato si aprono rivoli di stradine meno frequentate. Sono vie anonime, costeggiate da muri senza finestre, interrotti ogni tanto da portoni in legno.
Da fuori non ti immagini nulla ma quando un portone si apre, si schiude il mondo privato e intimo dei riad.
Sono angoli di eden, luoghi dove la miscela di stili in perfetto equilibrio tra sobrietà e magnificenza, è capace di darti finalmente ristoro. L'essenzialità delle linee geometriche dialoga perfettamente con i vetri colorati dei mosaici, con i salottini per il té arabeggianti, investiti dalla morbida luce zenitale.
Il riad si sviluppa in verticale aprendo i suoi spazi intorno al cortile fino a raggiungere la sommità dove spesso si apre una terrazza affacciata sui tetti.
Il rito del tè marocchino è parte integrante del luogo. La tradizione orale che detta la serie di gesti da compiere diventa quasi arte.
E' d'obbligo l'uso di una teiera d'argento, alte e con un beccuccio lungo e sottile, che aiuta nel versare il tè da una certa altezza. Serve ad ossigenarlo.
Si tratta di un té verde aromatizzato con le erbe, per lo più menta fresca ma a volte si usa un composto di menta e salvia. La menta marocchina è particolarmente profumata e ricca di mentolo, tale da rende l'infuso estremamente rinfrescante.
L’altro elemento fondamentale è lo zucchero usato in grande quantità, messo direttamente nella teiera.
Il rito si compie con ritmo lento a sottolineare ancora una volta la dualità tra il mondo interno e quello fuori dal riad.
La magia di questi luoghi di ristoro sensoriale si declina anche nei tanti giardini segreti incredibilmente rigogliosi, presenti dentro e fuori la medina. Ne sono un esempio Le Jardin Secret e Le Jardin Majorelle. Anche qui non sfuggono agli occhi gli elementi classici dell'architettura marocchina, l'uso del Tadelakt come rivestimento murale adatto anche per le vasche degli hammam, o la presenza del legno di cedro intarsiato o dei meravigliosi stucchi intagliati a mano.
Torna il pulsare frenetico quando si incontra il caleidoscopio di colori della famosa piazza Jemaa el-Fnaa.
Questo sembra essere lo spazio di tutti: incantatori di serpenti, venditori ambulanti, tatuatori di henné, acrobati, sputafuoco. È uno spazio che cambia, di ora in ora, per diventare la sera il regno del cibo di strada. Salgono i fumi delle grigliate di carne marinata, di verdure alla brace, si diffondono i vapori delle pietanze dentro i tajine.
Marrakech è tutta qui: un equilibrio tra pieno e vuoto, tra il disordine, foriero di creatività e immaginazione, e l’ordine fondamento di un convivere democratico.