Oggi, certi racconti storici non si potrebbero nemmeno formulare senza incappare in accesi dibattiti di genere. Parlare di una donna che sfruttò la propria bellezza per influenzare la politica europea può sembrare controverso, quasi inaccettabile alla luce delle sensibilità moderne.
Eppure, la storia di Virginia Oldoini, meglio conosciuta come la Contessa di Castiglione, è il perfetto esempio di come le donne, anche in epoche dominate dagli uomini, trovassero modi astuti e non convenzionali per esercitare potere e influenza.
Ma non solo la Oldoini è custode delle storie della Torino più Segreta.
Durante questo tour guidato siamo stati accompagnati dentro le vite di personaggi celebri che hanno intrecciato le loro storie con la città: da Paganini a Madame Tussaud passando da Friedrich Nietzsche.
Ma la chicca vera è stata poter accedere in esclusiva a Palazzo Cavour, proprio dove nacque e abito Camillo Benso, conte di Cavour.
La Contessa di Castiglione: fascino, politica e intrighi nella Torino del XIX secolo
Virginia Oldoini, più nota come la Contessa di Castiglione, è una delle figure femminili più affascinanti e controverse del XIX secolo. Il suo nome evoca bellezza, mistero e un ruolo tutt’altro che secondario nella storia europea, dove si intrecciano potere, diplomazia e seduzione.
Chi era Virginia Oldoini?
Nata a Firenze il 22 marzo 1837, Virginia era figlia del marchese Filippo Oldoini Rapallini e di Isabella Lamporecchi. Fin da giovanissima attirò l’attenzione per il suo straordinario fascino: una bellezza tale da renderla celebre in tutta Europa ancor prima della maggiore età.
Ma ciò che rende Virginia ancora più interessante agli occhi degli storici è la sua parentela con Camillo Benso, conte di Cavour, uno dei protagonisti del Risorgimento italiano.


Una parentela strategica
Perché questa parentela è rilevante? Perché Cavour, all’epoca residente a Torino nell’attuale Palazzo Cavour, era vicino non solo politicamente ma anche fisicamente al giovane Francesco Verasis Asinari, Conte di Costigliole. Rimasto orfano, Francesco era stato affidato alla tutela dello stesso Cavour, che iniziò a pianificare per lui un matrimonio vantaggioso dal punto di vista politico.
Un matrimonio a soli 17 anni
Fu proprio in quest’ottica strategica che, nel 1854, Virginia Oldoini sposò Francesco Verasis Asinari a soli 17 anni. Con quel matrimonio divenne la Contessa di Castiglione, entrando di diritto nell’élite aristocratica torinese.
Non amava affatto il povero Francesco, ma gli diede comunque un figlio l’anno successivo. Poi la coppia,
su incoraggiamento del Cavour, si trasferì a Parigi con l’obiettivo di portare l’imperatore Napoleone III ad appoggiare il nascente progetto del Risorgimento italiano.
Virginia non era solo una donna di straordinaria bellezza, possedeva anche un’acuta intelligenza, una grande cultura (parlava 5 lingue!) e una assoluta consapevolezza del potere che il suo aspetto le conferiva.
La sua capacità di affascinare e influenzare uomini potenti, la rese una pedina fondamentale nella causa risorgimentale del Cavour.
Fu, infatti, incaricata di favorire l’alleanza fra Napoleone III e il Piemonte, con qualsiasi mezzo. Lei si calò perfettamente nel ruolo e inventò anche un codice segreto per mantenere riservata la corrispondenza con il governo del Piemonte.
In questo senso, Virginia Oldoini può essere vista come una sorta di Mata Hari ante litteram: entrambe furono figure enigmatiche e carismatiche, che usarono fascino e astuzia per entrare nei giochi di potere della loro epoca.
Grazie al suo lavoro di seduttrice, i legami tra il Regno di Sardegna e la Francia, divennero stretti, portando alle alleanze che favorirono l’Unità d’Italia.
Dietro lo splendore e le audaci manovre della sua celebre moglie, la figura di Francesco Verasis fu quasi dimenticata. Uomo riservato e di nobili origini piemontesi, si ritrovò presto spettatore impotente e, umiliato e abbandonato, fece ritorno a Torino. Morì tragicamente il 30 maggio 1867 a Nichelino, durante le celebrazioni per il matrimonio del principe Amedeo di Savoia con Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, passato alla cronaca come il matrimonio più sfortunato di sempre. Durante il corteo nuziale diretto alla Palazzina di caccia di Stupinigi, il conte cadde da cavallo, forse colpito da un colpo di calore, e fu travolto da una carrozza, perdendo la vita sul colpo.

Virginia: un influencer ante litteram
Oltre al suo ruolo politico, Virginia fu una pioniera nell’uso della fotografia al fine di costruire la propria immagine pubblica. La si potrebbe definire una influencer ante litteram, perché fu una vera e propria pioniera del personal branding, decenni prima dell’era dei social media. Il suo comportamento audace e la sua indipendenza sfidarono le convenzioni sociali dell’epoca, rendendola una figura tanto ammirata quanto controversa
Grazie alla collaborazione con il celebre fotografo Pierre-Louis Pierson, Virginia realizzò oltre 400 ritratti, che la raffigurano in abiti scenografici e pose studiate.
Molti di questi scatti sono conservati al Metropolitan Museum of Art (MoMA) di New York, a conferma del loro impatto culturale e comunicativo. Tra le immagini più iconiche spicca Scherzo di Follia, in cui Virginia appare con parte del volto coperto da una maschera, simbolo di mistero e teatralità.
Molti di questi scatti sono conservati al MOMA – Metropolitan Museum of Art di New York, a conferma del loro impatto culturale e comunicativo. Tra le immagini più iconiche spicca Scherzo di Follia, in cui Virginia appare con parte del volto coperto da una maschera, simbolo di mistero e teatralità.
Visitando il sito ufficiale del MoMA è possibile esplorare questa straordinaria collezione fotografica e immergersi nei gusti estetici dell’epoca. Un dettaglio curioso? In nessuna delle immagini Virginia sorride: un tratto distintivo che rende i suoi ritratti ancora più enigmatici. Se doveste trovare una foto in cui appare serena o sorridente, segnalatela: sarebbe un’eccezione affascinante.
Ingresso esclusivo a Palazzo Cavour
Palazzo Cavour è senza dubbio l’edificio che più di altri custodisce i segreti scambiati tra la Oldoini e il Cavour.
Ah se i muri potesse parlare?
E in effetti alcune pareti del palazzo sembrano avere mille bocche e altrettante orecchie per sussurrare ed ascoltare cose che oggi non si potrebbero raccontare. La cosa straordinaria è che non sono orecchie e bocche qualsiasi, sono le riproduzioni di quelle del David di Donatello. Ma per potersi scambiare segreti, in un’epoca in cui carta e penna erano l’unico mezzo per comunicare a distanza, bisognava andare di crittografia. E i due astuti protagonisti di questa storia, così fecero.
Il Palazzo fu edificato nel 1729 su progetto dell’architetto Gian Giacomo Plantery. Qui nacque e morì Camillo Benso di Cavour, come recita la targa posta in via Lagrange.
Tra gli elementi più notevoli vi è lo scalone principale, arricchito da una volta dipinta nel XIX secolo. Al piano nobile, si trovano due saloni, di cui uno ornato nella volta da stucchi neobarocchi del primo Ottocento. Nell’angolo tra via Cavour e via Lagrange si conservano sale decorate su progetto di Benedetto Alfieri, realizzate tra il 1757 e il 1758, caratterizzate da rivestimenti in legno intagliati e dorati.
Oggi, Palazzo Cavour ospita gli uffici di un noto gruppo finanziario, oltre a residenze private, ma grazie a questo tour si può entrare in via esclusiva, per apprezzare le sue sale rivestite in legno con decori intagliati e dorati.
Per chi vuole una descrizione dettagliata di ogni ambiente e dei restauri che il palazzo subì, può piacevolmente intrattenersi con questo documento storico.


Virginia, Niccolò e gli altri
E non si parla solo della Oldoini, ma si incontra anche il virtuoso violinista genovese Niccolò Paganini, che tenne diversi concerti al Teatro Carignano, lasciando una traccia indelebile nei detti popolari, giunti fino a noi.
Chi non ricorda il detto “Paganini non ripete”? Ebbene, sembra che fu Paganini stesso a pronunciare la mitica frase, proprio mentre era in città. Ma perché?
E chi non conosce la celebre Madame delle cere, il cui nome campeggia nelle insegne dei suoi musei, sparsi in tutto il mondo? Ecco, ora viene voglia proprio di chiedersi chi era Madame Tussaud?
Perché il suo nome è legato alla città di Torino?
E non possiamo nemmeno dimenticare il celebre filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Anch’egli trascorse un periodo significativo della sua vita a Torino, e la città fu teatro di un episodio stravagante che lo vide coinvolto, proprio sotto la sua casa. Ma di cosa si tratta?
Per chi vuole immergersi nelle storie più segrete di una Torino – capitale del Regno di Sardegna, il tour “Torino Segreta – Palazzo Cavour” vi porta proprio a scoprire i tanti perché che abbiamo lasciato lungo il nostro racconto. Il tour è serale e dura 2 ore, che scorrono in fretta tra una bella passeggiata per le vie del centro e un living history dentro Palazzo Cavour.
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