Negli ultimi anni, l’arte immersiva ha guadagnato una popolarità crescente, trasformando il modo in cui il pubblico interagisce con l’arte e la cultura.
Queste mostre, spesso itineranti, offrono esperienze multisensoriali che coinvolgono attivamente i visitatori, rendendoli protagonisti di un viaggio emozionale e interattivo.
Ma cosa rende questi musei così affascinanti? Quali meccanismi psicologici si attivano durante queste esperienze? E perché diventano scenari ideali per scattare foto da condividere sui social media?
Cosa sono i musei immersivi
I musei immersivi rappresentano una fusione tra arte, tecnologia e interazione umana. A differenza dei musei più tradizionali, dove l’osservazione è spesso passiva, questi spazi invitano i visitatori a diventare parte integrante dell’opera d’arte. Si entra dentro l’installazione, si può interagire con essa.
Si tratta in genere di installazioni multisensoriali e scenografiche coinvolgenti, dove si stimola non solo la vista, ma anche l’udito, il tatto e, talvolta, l’olfatto.
Questo tipo di coinvolgimento attivo può avere effetti positivi sul benessere psicologico.
Secondo un articolo comparso su Assodigitale, i musei immersivi possono fungere da rifugi per la mente. Sono vere e proprie esperienze terapeutiche che aiutano a ridurre lo stress e a promuovere la riflessione personale.
L’interazione con opere d’arte interattive permette ai visitatori di riscoprire il proprio mondo interiore, stimolando la creatività e l’espressione libera.
Quali sono gli elementi psicologici in gioco
I meccanismi psicologici, attivati dai percorsi artistici immersivi, partono dal coinvolgimento totale grazie allo stimolo di più sensi contemporaneamente. Questo favorisce stati di mindfulness, che permettono di escludere tutto il resto, per concentrarsi sul momento presente, aprendo le porte al benessere.
Inoltre essere parte dell’installazione artistica, ci permette di sentirci protagonisti, aumentando il senso di appartenenza e di autostima, elementi che creano una certa soddisfazione personale.
In questi spazi, che ci portano in luoghi fantastici, si evade dalla realtà. La mente si popola di meraviglia e l’immaginazione balla.
Da qui nasce la voglia di condividere l’esperienza sui social media. Le foto nelle pose più azzeccate creano stupore lo stupore crea connessione, andando a rafforzare i legami sociali.
Non saranno installazioni che travalicano il tempo, qualcosa da lasciare ai posteri come testimonianza storica, ma hanno il loro perché. Non a caso artisti di fama mondiale si interrogano e si spendono attorno a questi temi.
La Gamification nell’arte
L’arte immersiva ha trasformato il modo in cui il pubblico interagisce con le opere artistiche, ma ha anche sollevato accesi dibattiti. Quale impatto culturale e quale valore artistico portano in dote queste installazioni?
Il mondo sembra dividersi in due. Alcuni temono che l’eccessiva enfasi sugli elementi immersivi possa sminuire la profondità e il significato delle opere, trasformando l’esperienza artistica in un mero intrattenimento superficiale. Altri sostengono che queste iniziative possano avvicinare nuovi pubblici all’arte, offrendo un primo punto di contatto che potrebbe evolversi in un interesse più profondo.
In una delle mostre interattive, cha abbiamo visitato, ci siamo imbattuti in una scritta al neon con l’interrogativo:
“Who Are We Designing For?”
La frase solleva una questione essenziale: chi è il pubblico di queste mostre?
Si tratta di amanti dell’arte in cerca di nuove esperienze sensoriali, di giovani attratti dalla condivisione social o di visitatori che desiderano esplorare nuove forme di narrazione visiva?
Citando l’opera “All Art Has Been Contemporary“ dall’artista italiano Maurizio Nannucci, la riflessione che mi viene da fare è legata alla società contemporanea.
Forse il successo crescente di queste installazioni è l’espressione di un bisogno sociale: bisogno di fare una pausa dalla vita frenetica, di avere un momento per esprimere la propria creatività e per condividerla, in modo da ri-connettersi con le persone.
Inflatable Art: Origini e Prima Mostra nella Storia
Tra gli esempi di arte immersiva va citata di certo l’Inflatable Art. Letteralmente Arte Gonfiabile, si tratta di una forma espressiva che utilizza materiali malleabili e strutture gonfiabili per creare sculture e installazioni artistiche.
Le radici di questa corrente affondano nelle sperimentazioni artistiche del XX secolo, in particolare negli anni ’60, periodo caratterizzato da una forte spinta verso l’innovazione e la rottura con le tradizioni artistiche precedenti.
Uno dei momenti chiave nella storia dell’Inflatable Art è rappresentato dall’opera “Silver Clouds” di Andy Warhol che risale al 1966. In questa installazione, Warhol riempì la galleria Leo Castelli di New York con cuscini metallizzati gonfiabili che fluttuavano liberamente nello spazio espositivo, offrendo al pubblico un’esperienza interattiva e immersiva. Questa opera segnò una svolta nell’arte contemporanea, introducendo l’uso di materiali gonfiabili come mezzo artistico legittimo.
In Italia, l’artista Franco Mazzucchelli è stato un pioniere nell’utilizzo di materiali plastici e gonfiabili per la creazione di opere d’arte. La sua ricerca, iniziata negli anni ’60, si è concentrata sull’interazione tra l’opera d’arte, lo spazio urbano e il pubblico, spesso attraverso installazioni temporanee in spazi pubblici.
Nel 2016, la Galleria d’Arte Contemporanea Statuto13 di Milano ha ospitato la mostra personale “The Inflatable Art”, curata da Massimiliano Bisazza, che ha presentato una selezione delle opere più significative di Mazzucchelli, evidenziando il suo contributo pionieristico nel campo dell’arte gonfiabile.
Un esempio più recente dell’evoluzione dell’Inflatable Art è rappresentato dal Balloon Museum, che ha inaugurato diverse mostre itineranti (Pop Air, Let’s Fly, EmotionAir, Euphoria) attive in diverse città per periodi limitati di tempo. Il progetto è nato nel 2021 con un format creato da un team curatoriale: diversi artisti progettano e realizzano opere dove l’aria è l’elemento distintivo. Le opere, spesso di dimensioni imponenti e dai colori vivaci, creano ambienti surreali che lasciano ampi spazio all’immaginazione. Le opere vengono poi inserite in mostre itineranti localizzate in diverse parti del mondo. Sul loro sito è possibile vedere dove sono attive le diverse proposte ed acquistare i biglietti online.




I mondi eclettici di IKONO
Sulla scia delle esperienze di successo, venute prima, è nata anche IKONO. Si tratta di una catena di musei immersivi presente in diverse città europee, tra cui Madrid, Roma e Barcellona.
Ogni sede offre un viaggio attraverso mondi eclettici che combinano arte, gioco e sorpresa. Anche in questo caso le installazioni sono progettate per stimolare l’immaginazione e incoraggiare la partecipazione attiva dei visitatori.
Ad esempio, IKONO Madrid presenta la “Bamboo Forest“, dove i visitatori possono attraversare una foresta illuminata da lanterne, e la “Black Light Jungle“, un’avventura esotica realizzata dall’artista Kimberly Leahey.
Le esperienze sono coinvolgenti e divertenti e liberano davvero la creatività che abbiamo dentro e spesso reprimiamo, per mancanza di tempo o per timidezza.
In questi spazi la fantasia ti viene, anche solo perché vedi gli altri esprimerla senza indugi, e allora ti butti ed esci dalla zona di comfort e anche tu fai entrare il divertimento sotto pelle e stacchi da tutto il resto.
Forse non sarà qualcosa che ti resta in circolo a lungo, ma ti fa riflettere sulla necessità di rilassarsi in un momento storico dove gli stimoli negativi sono tanti e lo stress è spesso il protagonista delle nostre giornate.



Art Experience: da Van Gogh a Klimt
La crescente attrattività di installazioni artistiche immersive ha stimolato anche la nascita di mostre dove l’arte in gioco è quella più tradizionale, ma riproposta sotto una forma narrative più coinvolgente. Queste forme di Art Experience portano il visitatore dentro le opere d’arte classiche, offrendo una porta d’accesso forse più coinvolgente. Ne è un esempio la Van Gogh Experience, nata nel 2017 e da allora in tournée in diverse parti del mondo, con un attivo di oltre 5 milioni di visitatori.
Recentemente nella nostra Torino è arrivata anche Klimt – The Gold Experience, un viaggio sensoriale dedicato all’artista austriaco che più di altri ha saputo ipnotizzarci con la sua cifra stilistica dorata e sensuale. Anche questa mostra è itinerante e dopo aver chiuso i battenti a Torino, dal 21 marzo 2025 è attiva a Bilbao in Spagna.
E tu cosa ne pensi?
Pensavo che non avrei mai scritto di questi musei: troppo fuori dai canoni, buone soluzioni solo per le giornate di pioggia. Invece poi ho preso consapevolezza del fatto che in fondo mi piacciono, perché mi fanno passare dei bei momenti in famiglia e hanno davvero quell’azione terapeutica di staccarmi dal mondo per godere del presente: hic et nunc.
E tu cosa ne pensi?
I musei immersivi rappresentano una nuova frontiera nell’esperienza artistica e culturale o sono solo un fenomeno passeggero che non durerà?
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