cortile certosa di Collegno - Piemonte

Il silenzio della mente: visita alla Certosa di Collegno

La Certosa di Collegno è un luogo intriso di storia e mistero. I suoi muri sono stati testimoni di vicende umane, dalle preghiere dei monaci certosini ai lamenti dei pazienti del manicomio.
Situata a pochi chilometri da Torino, la Certosa oggi è un punto di riferimento culturale e sociale per la comunità locale.
Si estende su una superficie enorme di circa 400.000 metri quadrati (equivalenti a 40 ettari). La parte monumentale e storica (quella originaria, risalente al periodo tra il XVII e XVIII secolo) copre una superficie di circa 30.000 metri quadrati. L’intero complesso comprende edifici, chiostri, giardini e spazi verdi, che si sviluppano attorno al nucleo originario della Certosa.

Oggi alcuni dei suoi locali ospitano sedi universitarie e istituti di ricerca, come il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino.
Al suo interno ci sono anche scuole e uffici pubblici, mentre alcuni padiglioni sono stati abbandonati e sono un po’ in rovina.

La buona notizia per tutti gli affamati di storie e i curiosi di ogni età è che la Certosa è visitabile.


Leggi la storia di questo luogo leggendario, con particolare attenzione e con animo pieno di compassione, per comprendere anche le conseguenze della Legge Basaglia.

La Fondazione della Certosa di Collegno

La storia della Certosa inizia nel 1641, quando la Madama Reale Maria Cristina di Francia volle far costruire un luogo da adibire a monastero certosino. Il complesso era destinato a ospitare monaci votati alla preghiera e alla contemplazione. I Certosini infatti sono un ordine religioso nato in Francia nel 1084 vicino all’attuale città di Grenoble, denominata Chartreuse. Seguivano una regola monastica particolarmente austera, basata sul silenzio, la contemplazione e la solitudine. L’intento era di creare un luogo che riflettesse queste virtù, in un contesto che favorisse la preghiera e la meditazione.
I monaci vivevano in celle individuali, dotate di una piccola cappella privata, uno spazio per il riposo e uno per il lavoro. Le celle erano disposte intorno al grande chiostro, in modo che i monaci potessero godere di una certa solitudine pur essendo all’interno di una comunità.
Passeggiando al buio, dentro a questi spazi, non si fa fatica a percepire lo spirito della Certosa a quel tempo.

Con il passare dei secoli, tuttavia, il monastero vide un graduale declino della sua funzione originaria.

In epoca napoleonica, molte proprietà ecclesiastiche furono confiscate, e anche la Certosa di Collegno subì la stessa sorte.
Nel 1852 la Certosa divenne il “Regio Manicomio di Torino“, destinato ad accogliere i malati mentali della città e delle zone circostanti.
Da quel momento, la Certosa si trasformò radicalmente, diventando un luogo di segregazione e sofferenza.

Il Manicomio e le Anime Perdute

Per oltre un secolo, il manicomio di Collegno accolse migliaia di persone ritenute “devianti” rispetto al senso comune del “normale”.
L’ospedale psichiatrico era suddiviso in padiglioni, ciascuno riservato ad una specifica categoria di pazienti.
Molte persone internate soffrivano realmente di disturbi psichiatrici. Altre erano invece rinchiuse per motivi di natura morale o sociale, come l’omosessualità, la povertà o la ribellione politica.
In questo periodo, il manicomio divenne un microcosmo di storie umane, spesso tragiche.
Uno degli aspetti fondamentali della gestione dei pazienti era il lavoro terapeutico. Secondo alcuni studi, il lavoro rappresentava un valido strumento di riabilitazione psichica, favorendo il recupero delle facoltà cognitive e sociali dei pazienti.

Le attività lavorative spaziavano dalla manualità, come la lavorazione del legno o la tessitura, fino a mansioni più semplici come la cura degli spazi verdi.

Tra gli ospiti illustri del Manicomio di Collegno si annovera anche lo Smemorato di Collegno, un caso che fece scalpore in tutta Italia. Nel 1926, un uomo fu ritrovato senza documenti e senza memoria tra le tombe del cimitero. Per tale ragione fu Internato al manicomio di Collegno.
La vicenda salì agli onori della cronaca, tra il 1927 e il 1931, per l’ardua battaglia legale tra due famiglie, che rivendicavano la parentela con il soggetto, riconoscendolo rispettivamente come il professore Giulio Canella e il latitante Mario Bruneri.

Solo anni dopo, grazie alla rilevazione delle impronte digitali, venne identificato come Mario Bruneri, il noto falsario, che anche in questa occasione aveva saputo trovare un’ottima via di fuga.

La figura dello smemorato aleggia ancora nei corridoi porticati della Certosa.

La Legge Basaglia e il Declino del Manicomio

L’epoca dei manicomi in Italia terminò ufficialmente con l’approvazione della Legge Basaglia nel 1978.
La riforma, voluta dallo psichiatra Franco Basaglia, sancì la chiusura degli ospedali psichiatrici, riconoscendo finalmente i diritti dei pazienti e introducendo nuovi modelli di cura basati sull’inclusione e sull’assistenza territoriale.

Tuttavia, la chiusura dei manicomi lasciò molti ex internati in una condizione di profonda confusione. Abituati a vivere per decenni all’interno di una struttura chiusa e controllata, molti non riuscirono a reintegrarsi nella società. Le cronache dell’epoca raccontano di numerosi ex pazienti che, abbandonati a sé stessi, vagavano per le strade cittadine spesso finendo in situazioni di estrema povertà. Alcuni, incapaci di affrontare la libertà improvvisa, finirono per uccidersi lasciando un’ombra tragica sulla riforma psichiatrica.

L’Archivio Storico della Certosa

Oggi, la Certosa di Collegno, in gran parte riqualificata, è un luogo di memoria e riflessione. L’Archivio Storico ne custodisce l‘anima più toccante.: raccoglie documenti, cartelle cliniche, fotografie e testimonianze che raccontano oltre un secolo di storia del manicomio.

Alcuni pazienti, ospitati alla Certosa, erano veri e propri artisti e hanno lasciato in eredità diverse opere. Tra questi merita citare Pietro Augusto Cassina, un’artista torinese, internato a Collegno nella prima metà del secolo scorso.


Ad uno guardo poco attento i faldoni dell’Archivio sembrano solamente raccolte di carte ingiallite; sono invece racconti di anime, talmente struggenti da dover essere maneggiati con cura.

archivio manicomio di Collegno
Archivio del manicomio di Collegno @Tryatrip 2024

Il Parco della Certosa

Il parco che circonda la Certosa è uno degli spazi verdi più grandi della zona, estendendosi per circa 400.000 metri quadrati. Questo vasto giardino è stato completamente recuperato ed è oggi accessibile al pubblico. È un luogo di relax per chi cerca un po’ di tranquillità e viene utilizzato anche per eventi all’aperto, manifestazioni culturali, concerti e spettacoli teatrali.

Come visitare la Certosa: tour Notturno tra Misteri e Suggestioni

Per gli appassionati di storia e mistero, oggi è possibile vivere un’esperienza esclusiva all’interno della Certosa grazie ai tour organizzati da Somewhere Tour.
Si tratta di un tour notturno che permette di esplorare in esclusiva i corridoi e le celle della Certosa, immersi in un’atmosfera emotivamente intensa.
Non c’è anima viva in giro, il silenzio ti avvolge e ti viene quasi da trattenere il fiato per non disturbare le anime inquiete che sembrano scrutarti dal buio.
I muri sembrano intrisi di voci soffocate e ti pare di percepire la loro sofferenza.
Una panchina appoggiata al muro con un libro abbandonato, basta per evocare l’immagine di una figura umana seduta lì, con la testa china. Si tratta di un’immagine immaginata, talmente intensa e palpabile da sembrare una scena di realtà aumentata.


E mentre la mente si affolla di questi pensieri, l’eleganza architettonica del luogo ti avvolge con una forza tale da generare un contrasto enigmatico. L’unico modo per comprenderlo è tornare con l’immaginazione all’epoca monastica, quando questo spazio era regno di silenzio e contemplazione.

L’esperienza di visita notturna è davvero unica, perché ogni racconto è reso più intenso dalla penombra che avvolge gli edifici.

Attenzione che dagli angoli più nascosti possono spuntare figure reali a rivendicare la loro verità.

La Certosa di Collegno: Un Patrimonio da Valorizzare

La Certosa di Collegno, con la sua storia complessa e spesso dolorosa, rappresenta oggi un prezioso patrimonio culturale, che non deve andare perduto.
Oltre al valore architettonico, la Certosa è un luogo di riflessione sulla condizione umana specie quella di persone fragili.
Durante la visita si ha occasione di incontrare di persona l’archivista della Certosa. Dalle sue parole escono testimonianze talmente toccanti da indurre chi ascolta a rileggere le proprie convinzioni, sotto una prospettiva diversa.
Per non perdere questa memoria storica c’è chi si prodiga affinché la Certosa continua a vivere
Ogni anno viene organizzata la Collegno Fòl Fest, una festa pensata per combattere l’indifferenza, o peggio lo stigma. verso la malattia mentale e rendere tutti più sensibili e delicati sul tema.

Per maggiori informazioni sul tour notturno, è possibile visitare il sito Somewhere Tour. Un viaggio notturno nella Certosa è un’esperienza che difficilmente si dimentica, lasciando un segno profondo nel cuore di chi vi partecipa.

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Commenti

3 risposte a “Il silenzio della mente: visita alla Certosa di Collegno”

  1. Non avevo mai sentito parlare della Certosa di Collegno, anche se sono stata diverse volte a Torino. Anzi strano che le mie amiche non me l’abbiano proposta come gita fuori porta. Me la segno subito, e la prossima volta non mancherò di visitarla.

  2. Anche noi abbiamo fatto da poco l’esperienza all’ex manicomio di Collegno con il tour di Somewhere e quello che ci ha colpito di più sono stati i racconti del custode dell’archivio con i suoi aneddoti e i racconti di come queste persone giudicate “pazze” in realtà erano dei fenomenali artisti. Pazzesco!

    1. Eh si, Lello, l’archivista del manicomio di Collegno è davvero una persona appassionata che sa intrattenere i suoi ospiti con racconti fuori dal comune

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