Ci sono luoghi, nel mondo, che hanno saputo trasformare la loro identità industriale in un nuovo paradigma di innovazione, creatività e design.
Basti pensare a zone urbane iconiche come Wynwood a Miami o il Dumbo di New York oppure, senza per forza voler andare oltreoceano, si pensi ai Docklands di Dublino, all’area Lx Factory di Lisbona o Amsterdam Noord nell’omonima città.
Questi progetti, concepiti e portati a terra, per ridare vita ad aree che diversamente sarebbero state consegnate all’oblio e al degrado, hanno in comune una stessa Vision: superare le barriere della mente per immaginare nuove destinazioni d’uso, con l’obiettivo di restituire ai cittadini spazi di vitalità, che ne conservino la memoria storica.
Il Barriera Design District (BDD) di Torino
Rendere concreta e duratura la metamorfosi di un quartiere complesso, a tratti problematico, come Barriera di Milano a Torino, non è cosa da poco, ma quando le forze chiamate in gioco sono prolifiche e operative e hanno accanto un’amministrazione aperta, gli ingredienti ci sono tutti.
Nasce così il progetto Barriera Design District (BDD) a segnare l’inizio di una nuova era, per uno dei quartieri storici di Torino, fisicamente a due passi dal centro ma allo stesso tempo ancora così distante.
In Barriera resistono, dal 1912, i Docks Dora, depositi di smistamento delle merci, costruiti lungo la ferrovia per Milano, in quello che era un punto di comunicazione assai strategico.
Oggi, al loro interno, crescono realtà che nessuno si immaginerebbe.
Sempre in quest’area è sorto un polmone verde di oltre 43 mila metri quadrati, il parco Aurelio Peccei, dove alcune strutture industriali sono state conservate a memoria del passato. Ne sono un esempio le campate Porcheddu, edificio un tempo occupato dalle officine Iveco-Telai, e la torre idrica, chiamata amichevolmente il “campanile”.
Poco più in la, in quelli che erano gli edifici della SICME, azienda della famiglia Accati dove lavora anche Primo Levi, hanno trovato casa gallerie d’arte contemporanea, musei, studi di architettura e di interior design.
Nell’isolato opposto, dove un tempo vi era lo stabilimento INCET ha trovato casa Edit Torino, uno spazio di socialità a 360 gradi, un luogo, credeteci, dove l’operatività e il fermento delle idee, scorrono a fiumi, come la birra che il loro birrificio produce.
Arte, design e cultura rappresentano il trait d’union di questo stimolante progetto, un filo salvifico con cui cucire connessioni:
– tra i residenti e il quartiere,
– tra il quartiere e la città intera,
e poi ancora oltre, senza confini né fisici né mentali.
A bordo del progetto ci sono tante realtà locali, che contribuiscono allo sviluppo, ognuna con la propria inventiva e tutti con passione ed energia: è bella gente, è gente che può fare la differenza, capace davvero di tessere quelle relazioni che sono volano di crescita per tutti.
Benvenuta a questa nuova realtà, che ha scelto come logo una “B” stilizzata, aperta nella parte inferiore, a simboleggiare apertura verso idee e nuove collaborazioni. Lo sfondo rosa aggiunge un tocco di originalità e vitalità, riuscendo nel contempo a trasmettere l’energia creativa che anima l’intero distretto.
Alla scoperta di Torino post-industriale
Ad accompagnarci per mano, dentro questo progetto coraggioso e di grande respiro, c’è Somewhere Tour.
Il nuovo tour Barriera Design District, nato per contribuire al riposizionamento concettuale del quartiere, mira a svelare tutto quello che qui c’è da scoprire, nello stile tipico dell’azienda che ha inventato la Torino Magica.
Si tratta di un tour che attraversa spazi esclusivi, dove si raccontano storie e idee, attraverso le voci di artisti o di persone che inseguono sogni, capaci di generare flussi di ispirazione che profumano di speranza.
Da torinesi, lo abbiamo amato immensamente.
Perché sono i torinesi, per primi, a percepire Barriera di Milano come un’area lontana dal cuore pulsante della città, e invece, camminando lungo le sue strade, incontrando la gente che qui vive e lavora, si svela come una realtà che ha voglia di trasformarsi.
BDD vuol dare respiro a questa ambizione, promuovendo il distretto come nuovo hub culturale e creativo, capace di richiamare talenti e ritagliarsi un ruolo di spicco nel panorama cittadino, in un percorso non diverso da quello compiuto da zone iconiche come Wynwood e Dumbo.
C’è molto fermento intorno a questo progetto e il calendario eventi è già partito con una programmazione in parte nuova, in parte consolidata.
Non ci credete?
Andate a vedere.
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