Sulla scia delle nuove rotte aperte da Ryanair decidiamo per un weekend lungo di svago: destinazione Breslavia in Polonia.
La città si presenta al suo pubblico con lo slogan – Città dell’incontro – e non saprei immaginare appellativo più adatto.
Breslavia ti viene incontro, ti prende per mano e ti coinvolge, senza indugi, nella sua allegra vitalità.
Si incontrano le case di piazza del mercato (Rynek): sembrano andare a braccetto, pur mantenendo la loro personalità nelle forme dei tetti e nei colori vivaci.
Si incontrano Hansel e Gretel (Jaś i Małgosia), i due edifici a bordo piazza, dove alloggiavano i guardiani dell’altare della Chiesa di Santa Elisabetta. Grazie all’arco che li collega, sembra che si tengano per mano. Attenzione, pare che porti bene esprimere un desiderio passando sotto l’arco, perciò perché non provarci?
Si incontra la gente per le vie e per le piazze, a guardare spettacoli di strada, a bere vodka ascoltando musica. Dovete per forza assaggiare la Zubrowka, la vodka del Bisonte, così chiamata perché nella bottiglia c’è un filo di Bison Grass, l’erba che mangiano i bisonti, animali simbolo della Polonia. La città è animata dai tanti studenti che frequentano le sue rinomate università. Ben 9 premi Nobel hanno studiato qui.
Si incontrano usi e costumi di origini diverse, perché questa è stata terra invasa e contesa, diventata nel tempo una mescola variegata di stili, dove è davvero facile sentirsi a casa.
La parte più antica di Breslavia è l’isola non-più-isola dove sorge la splendida Cattedrale gotica, intitolata a San Giovanni Battista, patrono della città. Noi che siamo di casa a Torino abbiamo un motivo in più per sentici vicini, visto che condividiamo lo stesso patrono.
Ostrów Tumski è il nome del borgo originario sul fiume Oder, risalente a poco prima dell’anno 1000. Per volere di Napoleone, tuttavia, le fortificazioni dell’epoca furono abbattute e il bacino tutto attorno riempito, tanto che oggi l’sola non c’è più.
A conservare il gusto del tempo ci aiuta una simpatica attrazione: un lampionaio comunale tutte le sere passa per le vie ad accendere oltre 100 lampioni a gas, restituendo al borgo un’atmosfera antica.
Geniale anche la trovata degli gnomi. Nati dal movimento anti-comunista degli anni ’80, come mezzo di propaganda, inizialmente erano graffiti arancioni dipinti sui muri, poi nell’agosto del 1982 comparvero le prime statuette. Fu subito mania. Oggi la città ha il suo piccolo popolo distribuito un po’ dappertutto a rendere la visita quasi una caccia al tesoro da collezionisti. Tranquilli, l’ufficio del turismo mette a disposizione una mappa per aiutarvi nella ricerca.
Davanti all’ingresso dell’Università c’è lo gnomo professore con il naso e il cappello lucidi: tradizione vuole che porti fortuna toccarlo prima degli esami.
E lo tocchiamo anche noi prima di entrare: che la visita del luogo ci sorrida!
Ed è facile immaginare come sia andata: l’Aula Leopoldina toglie il fiato. La sala, utilizzata nelle cerimonie ufficiali, arriva perfettamente conservata nei suoi fregi barocchi, dal tempo in cui in questi spazi c’era l’Accademia dei Gesuiti, trasformata poi in Università da Leopoldo I d’Asburgo nel 1702. Merita la salita anche la Torre della Matematica, dove dal 1791 si registrano le temperature. Dall’alto si gode una straordinaria vista della città.
Il nostro gnomo preferito è però quello dietro alle sbarre. Il poveretto ha avuto la grave colpa di tagliarsi la barba e si sa, pur nel loro spirito libero, questa è una cosa che non va fatta.
Cercarlo è una scusa per scoprire la via dell’ambra, un’antica strada che collegava l’Impero Romano alle terre barbare, da Danzica ad Aquileia, passando per Breslavia, creata appositamente per commerciare la preziosa resina.
Come avrete colto, torniamo dal weekend polacco entusiasti, tanto che stiamo pianificando la prossima visita in occasione dei Mercatini natalizi. L’evento, che avrà inizio a fine novembre per proseguire fino al 31 dicembre, renderà la piazza del mercato un luogo ancor più magico.
Buon viaggio!
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