Manarola - 5 Terre Liguria

Le Cinque Terre delle meraviglie

Cinque come le dita della mano che usiamo per elencarne i nomi, facendo un test alle nostre memorie. Proviamo a ricordare: Cornazza, Vermiglia, Portorosso e giù a ridere per il mescolamento improvvisato di lettere e luoghi.

Cinque come i cinque sensi che, qui, facilmente si inebriano e si appagano per i colori intensi delle case che spiccano tra il blu e il verde, per i profumi, per il rumore delle onde del mare, per l’acqua, il sole e la terra che ti consumano la pelle.

Quali sono le cinque terre liguri

La Liguria di Levante raggiunge la sua notorietà universale proprio qui, tra le famose Cinque Terre: Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, celebrate di recente anche nel film Disney: Luca.

Cinque come cinque sono le parole adatte per una sintesi perfetta del territorio: terra, mare, vino, sole e vento.

La scogliera si getta quasi a picco sul mare, raggiungendo pendenze che rendono incredibile la volontà di costruirvi. Ma qui la tenacia ligure si è espressa in tutte le sue sfaccettature, realizzando non solo borghi aggrappati alla roccia, ma andando a creare i vigneti più straordinari che si possano immaginare.

Quando il mare faceva paura e la terra sembrava l’unica fonte di sopravvivenza, l’ingegno umano ha creato terrazzamenti con muretti a secco per coltivare una terra incoltivabile, piantarvi i vigneti e farli crescere quasi sdraiati per proteggerli dal vento, ma allo stesso tempo, di quel vento, nutrirli.

Stiamo parlando di un epoca lontana, prima di Cristo, quando ancora i liguri non erano esperti naviganti, ma, alcuni di quei muretti a secco, esistono ancora.

I vigneti delle cinque terre

Ed esistono le vigne, che danno vita ai vini autoctoni come il Bosco e l’Albarola e il Vermentino, importato più tardi, ma che qui ha saputo attecchire perfettamente.

Riuscite ad immaginare la fatica?

Una terra a picco, da salire e da scendere più volte al giorno, per curare le piante e poi vendemmiarle, in ginocchio, trasportando ceste cariche di acini con dentro il mare.

In qualche caso, per affievolire la fatica, le ceste si portavano giù e si vendemmiava con le barche, in attesa del loro carico, protette da insenature naturali della costa.

Più spesso si andava su, aggrappandosi alla terra fino a raggiungere la strada.

Nel parco naturale delle cinque terre, le vigne ci sono ancora e la fatica a coltivarle è rimasta quasi la stessa. Qualche monorotaia meccanizzata aiuta i contadini a far salire i vagoncini con il prezioso carico, ma è sempre fatica.
Le monorotaie si possono vedere camminando tra i sentieri che collegano i paesi, in un saliscendi che segue la costa, possibile oggi solo a tratti.

La costa è fragile e le frane, causate dalle scariche violente di pioggia di questi tempi, minano la sua stabilità e danneggiano i sentieri, rendendoli impraticabili.

La via dell’Amore

Da anni ormai è chiusa la via dell’Amore (aggiornamento 2024 – è stata riaperta), tra Manarola e Riomaggiore, tratto spettacolare del Sentiero azzurro che collega tutti i cinque borghi del Parco.
Il sentiero corre ad una trentina di metri di altezza rispetto al mare ed offre panorami impagabili, che inducono il click sulla macchina fotografica, ad ogni passo. Oltre a questa mulattiera, che è bene affrontare con attrezzatura adeguata e con prudenza, esiste una linea ferroviaria, scavata nella roccia con altrettanta caparbia, inaugurata a fine ottocento e ancora perfettamente in uso.

Alla fine del nostro viaggio, abbiamo imparato i nomi dei borghi e li decantiamo in ordine senza problemi. Ogni borgo ha una peculiarità che lo rende unico, ognuno di noi ne annovera uno, come preferito, apprezzandone questa o quella caratteristica.


E tu, quale terra ami di più?


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *