Il Cinabro è un minerale costituito da solfuro di mercurio, dal quale si ricava un pigmento rosso brillante.
Tranquilli, non siamo ad una lezione di chimica, ne parliamo perché il rosso cinabro è uno dei colori della tradizione dei carretti siciliani. Non a caso l‘azienda dei carrettieri Damiano Rotella e Biagio Castilletti, porta questo nome.
Siamo andati a trovarli, per ri-scoprire una storia che vale la pena non disperdere. È una lunga storia d’amore, di cura, di maestrie, tramandate oralmente come un testimone di generazione in generazione.
Origini dei carretti siciliani
Il carretto era un mezzo di lavoro, niente di così nobile, niente di particolarmente ricercato. Ma nella storia siciliana ha acquisito il ruolo di vero e proprio cantastorie, trasportatore non solo di merci ma anche di cultura. I carrettieri erano orgogliosi di sfoggiare in giro la loro arte, fieri di rinnovare lo stupore al loro passaggio.
Con spirito di competizione si provava a fare sempre di più, a fare sempre meglio.
Prima furono decorate le sponde: artisti scultori e pittori rappresentavano momenti di vita siciliana o personaggi epici o religiosi, e sceglievano colori sgargianti per essere visti da lontano. Il rosso cinabro era tra i colori preferiti e lo usavano, ignari quasi della sua tossicità: gli penetrava sotto la pelle delle mani, sotto le unghie e quando mangiavano, spesso direttamente in bottega, non si curvano di quel colore che finiva sul pane e sul formaggio, così il mercurio gli finiva nel sangue.
Poi furono decorate anche le chiavi, le parti traverse che collegano le due barre del carretto: prima furono semplici intagli nel legno, poi diventarono decori sempre più ricercati e colorati. Ma non finiva qui. Oltre alle decorazioni i carretti erano anche musicali. Nulla era lasciato al caso e anche le parti metalliche necessarie per unire l’asse delle ruote al fondo della cassa, erano progettate per emettere un suono piacevole, che, assieme ai campanelli delle bardature dei cavalli, producessero, col movimento, una musica caratteristica.
Quando il carretto passava, in qualche modo si annunciava e tutti correvano in strada per vederlo, per leggere con gli occhi le storie che raccontava.
Il tempo marciava lento, per andare da qui a lì non c’erano i treni ad alta velocità o i voli low cost. Era il tempo in cui, per andare da Catania a Siracusa, serviva una settimana intera, e per imparare un mestiere servivano anni. Si andava in bottega a fare il garzone, sperando un giorno di prendere il posto del maestro. E di maestrie nella bottega del carrettiere ce n’erano tante: il falegname, il fabbro, l’intagliatore, il pittore, per non parlare di chi si occupava dei cavalli.
La rinascita del carretti siciliani
Oggi che si va di fretta, pare che in pochi vogliano concedersi il tempo di imparare, di raccogliere dalle parole di un maestro i segreti del mestiere. I carretti non servono più. Non c’è mercato, non c’è richiesta, fine della storia.
E invece no, la passione che ti raggiunge ad ascoltare i racconti di Damiano non deve finire. Va trovato un modo per dare nuova vita alla tradizione, per ri-allocarla in questo tempo e farne emergere tutto il valore.
Per fortuna Damiano e Biagio dalla loro bottega in Ragausa Ibla hanno raggiunto il mondo intero, portando la loro arte su elettrodomestici, automobili, borse. La loro storia ha raggiunto personalità del mondo dello spettacolo, della moda, della fotografia. Così entrando nel loro sito vedrai una foto scattata da Steve McCurry, il fotografo di fama mondiale noto al grande pubblico per la foto della bambina afgana; nelle borse di carta di Dolce e Gabbana vedrai riprodotta la loro bottega.
Il nostro consiglio è di andare a trovarli, di lasciarvi affascinare dalla loro narrazione e di portarla in giro, per farla vivere sempre.
Buon viaggio!
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